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Lia Nesler su "Gente Libera"

Recensione di  Lia  Nesler  relativa al romanzo  “GENTE  LIBERA”  di Roberto Corradini  ( ed. Curcu & Genovese - 2017)

Gente Libera” è un libro che ho letto già da qualche mese e che mi ha molto colpita. E’ un libro estremamente ibrido, e uso il termine “ibrido” in modo del tutto positivo: si tratta di un romanzo storico/epistolare che non si limita a darci un composito affresco del Trentino (e non solo) negli anni cruciali che vanno dal 1850 al 1950, ma - proseguendo la strada già iniziata nel precedente “Il sangue e l’inchiostro” - ci racconta anche alcuni tratti delle stesse radici familiari dell’autore. Quest’ultimo aspetto autobiografico trova compimento nell’ultima, commovente lettera di zia Valeria, rivolta direttamente al bambino che sarà partorito dalla nipote Carmela: chi sarà questo nuovo elemento della famiglia, Letizia o Roberto? Non importa se sarà maschio o femmina, importa che sarà amato e soprattutto che apprenderà dalla zia la storia dei Libera, che sono una parte del suo patrimonio genetico.

Certo, il secolo narrato in “Gente Libera” è dei più densi e impegnativi: il Trentino austriaco, la Grande guerra, il Trentino “redento”, il fascismo e il nazismo, la Seconda guerra, il dopoguerra. Eppure i numerosi fatti della grande storia perdono ogni caratteristica di libresca pedanteria proprio perché filtrati attraverso la freschezza della forma epistolare e illuminati dalle piccole storie dei protagonisti, che li incrociano e li intercettano continuamente, li subiscono, li combattono, li interpretano, insomma li vivono.

In definitiva credo che la principale caratteristica del romanzo sia la godibilità. E non mi riferisco solo ad un pubblico in là con gli anni come sono io, che trova piacere nel riscontrare continuamente traccia dei racconti uditi dagli anziani durante l’infanzia, ma anche ai lettori più giovani, anzi soprattutto ai più giovani. I due libri di Roberto Corradini possono infatti anche essere letti come un unico grande romanzo di formazione (del resto l’autore è stato insegnante).

Non c’è nostalgia dei tempi che furono in questo libro, come più d’una volta m’è capitato di riscontrare nelle opere uscite a ridosso del centenario della Grande guerra. C’è invece l’esigenza di mostrare la complessità della storia e le diverse interpretazioni suscitate dagli stessi fatti, tutte degne d’essere indagate e raccontate. C’è la drammaticità delle vite reali, il lavoro, la guerra, l’emigrazione, le privazioni, le morti premature dei bambini. Ma ci sono anche le gioie dell’amicizia, dell’amore e dei ricongiungimenti, il coraggio, la voglia di libertà, di riscatto, la resistenza di fronte ai soprusi e ai drammi della vita. Bravo Roberto.

Lia Nesler, 26 luglio 2018

 

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Amo viaggiare, fotografare, ascoltare e osservare, per poi raccontare...  Penso che il mio scrivere sia proprio il racconto di ciò che ho ascoltato e osservato in passato e nel presente.

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